A Prato dal 24 al 30 settembre 2018 torna Contemporanea Festival 18. Le arti della scena, l’annuale appuntamento organizzato dal Teatro Metastasio per osservare e raccontare le trasformazioni della scena contemporanea. Giunto quest’anno alla sua XVI edizione, il festival propone spettacoli e performance di artisti nazionali e internazionali difficilmente visibili nei circuiti teatrali ufficiali, ma anche laboratori formativi per operatori e pubblico.
Proseguendo una riflessione già avviata la scorsa edizione, prosegue la riflessione pratica e teorica sul tema di crollo/cedimento/rovina/caduta definendo una piattaforma di osservazione sui processi di crisi in ambito creativo, con particolare attenzione a un tema caldo del dibattito teatral-culturale degli ultimi tempi: i festival e la loro funzione.
Oltre agli spettacoli e alle produzioni site specific di circa venti gruppi/artisti, un focus particolare sulla coreografia nazionale e d’oltralpe, ci saranno incontri, confronti, tavole rotonde e momenti teorici di approfondimento tra operatori, critici, studiosi e artisti. Inoltre, con tre diversi progetti che gettano un ponte tra le arti della scena e l’arte contemporanea, si consolida la pluriennale collaborazione del festival con il Centro Pecci per l’Arte contemporanea.
Per tutta la durata del festival sarà attivo uno spazio di ristoro e relax presso l’ex Chiesino San Giovanni, in collaborazione con Fonderia Cultart a cura di Atipico.
Gli spettacoli
-> TPO (Italia), “Canapa” (24-27 settembre, h. 19.30, Teatro Fabbrichino): terza parte del trittico “Trilogia botanica per Ex Fabrica”, consiste in un’azione scenica dedicata alla sperimentazione delle nuove tecnologie digitali ed interattive. Il lavoro è dedicato alla relazione personale e sociale tra esseri umani e cannabis.
-> Mohabitat (Italia), “Wunderkammer” (24 settembre, h. 21.30, Spazio Le Palace): ambienti particolari in cui i collezionisti conservavano raccolte di oggetti straordinari, le Wunderkammer erano spazi dove si riponevano oggetti ritenuti unici per le loro caratteristiche artistiche o scientifiche. Ispirandosi al passato il duo Mohabitat ha deciso di allestire una propria Camera delle Meraviglie, un’esperienza unica per i partecipanti e densa di significati. Lo spettatore, infatti, si troverà immerso in un mondo fatto di suoni, luci, immagini, echi e profumi, che andranno a costruire un’esperienza multisensoriale. I Mohabitat utilizzeranno quattro videoproiettori e la tecnica del mapping per la parte visiva, mentre per quella sonora saranno impiegati sintetizzatori ed effetti analogici tipici della tradizione elettronica.
-> Indigo (Messico), “Sun Itaca” (26-27 settembre, h. 19.30/21.30, Teatro Metastasio): in Messico ci sono 14 milioni di apolidi, più di 280000 sfollati a causa della violenza e quasi 3000 persone scomparse. Con “Sin Itaca”, la Compagnia Pendiente Teatro insieme agli autori Eduardo Bernal, Tania Barrientos e Jair Méndez affronta i problemi che sorgono dalla rottura dei legami fondamentali tra un individuo e il suo territorio a causa di spostamento forzato, emarginazione sociale o morte violenta. Identità sociale, identità personale e identità reale sono il trinomio indissolubile che consente all’individuo di diventare cittadino, persona ed essere vivente. Lo sradicamento di Ulisse da Itaca è solo un pretesto per riflettere sulla situazione politica degli apolidi, degli sfollati, dei dispersi.
-> Noé Soulier (Francia), “Faits et Gestes” (26 settembre, h. 20.00, Teatro Fabbricone): quale significato può assumere il gesto? È la domanda al centro del lavoro del nuovo “enfant prodige” della scena coreografica internazionale. Il coreografo invita a osservare il gesto “grezzo” – quello che rimanda unicamente a se stesso e che non si inserisce all’interno di una situazione e viene riproposto in uno slancio prosaico. La coreografia si snoda quindi in una serie di movimenti quotidiani: cadute, salti, lanci, passaggi a terra. I ballerini non si incontrano in un “dialogo” prescritto, ma improvvisato nell’approccio con l’altro. All’interno di questa scrittura frammentata, Noé Soulier cerca di capire come l’intenzione del movimento modifichi l’esperienza.
-> Cristina Cristal Rizzo (Italia), “Ultras Sleeping Dances” (26 settembre, h. 22.30, Spazio K): Cristina Kristal Rizzo crea un sistema di danze mobili che di volta in volta abitano luoghi diversi, creando degli habitat irripetibili e unici. Sono al tempo stesso danze compiute e percorso che oltrepassa l’idea di site-specific, seguendo il principio per cui la danza accoglie lo spazio che attraversa e viceversa lo spazio si lascia abitare dall’attraversamento di una danza. Queste danze si manifestano come uno stato interiore, una potenza che si posa nel clima del mondo e attraverso esso trova nel presente del proprio mostrarsi uno sguardo rilassato e condiviso con il pubblico. Esse contengono una tensione verso gli afflati, gli entusiasmi che connettono la realtà corporea del nostro esserci e le sensazioni incorporee, quel tutto che non è visibile ma è presente nel flusso energetico che trasmettiamo al mondo.
-> Annamaria Ajmone e Alberto Ricca (Italia), “To be banned from Rome” (27 settembre, h. 20.00, Teatro Fabbricone): nata da una riflessione condivisa, “To be banned from Rome” è una performance che riflette sulla persona digitale e sulle nuove geografie delle idee, sui luoghi virtuali della rete popolati da persone digitali che condividono in essa passioni ed ossessioni.
-> Olivier Dubois (Francia), “My body of coming forth by day” (27 settembre, h. 21.00,Biblioteca Lazzerini Saletta Campolmi): direttore del Ballet du Nord, dopo aver collaborato con diversi illustri coreografi e registi – tra cui Jan Fabre, Sasha Waltz, Angelin Preljocaj, le Cirque du Soleil – e essere stato nominato nel 2011 tra i 25 migliori danzatori al mondo dalla rivista Dance Europe, il danzatore e coreografo francese Olivier Dubois si interroga sulla possibilità del corpo di figurarsi come opera d’arte, come mostruoso capolavoro, come souvenir, amplificatore del suo annullamento per la pratica della danza. Sulla scena un corpo che conserva dentro di sé migliaia di movimenti, gesti, posizioni, sensazioni, litri di sudore e sangue, centinaia di ferite e cicatrici, un ammasso di gioie e dolori: un corpo con la sua memoria. La performance spia come in un gioco il talento e la dedizione dell’artista.
-> Collettivo Cinetico (Italia), “10 miniballetti” (27 settembre, h. 22.30, Spazio K): un’antologia di danze in bilico tra geometria e turbinio, veicolate da un vecchio quaderno delle elementari di Francesca Pennini con decine di micro-coreografie inventate e mai eseguite con cui l’artista ferrarese “mette in ballo” se stessa, la sua identità di donna e danzatrice, e mostra il percorso formativo ed esperienziale affrontato fino ad oggi.
-> Hiroaki Umeda (Giappone), “Holistic Strata” (28 settembre, h. 20.00, Teatro Fabbricone): figura di spicco dell’avanguardia coreografica digitale giapponese, in “Holistic Strata” Hiroaki Umeda immerge ogni elemento in scena – corpi, luci e suoni – nelle stesse unità di informazione (pixel), trattandoli come strumenti di ricerca post-antropocentrica. Sulla base di questa filosofia, in scena viene ricreato un organismo olistico vivente in cui tutti i movimenti si fondono trascendentalmente in un’armonia. Immersi in quel mondo armonioso, i sensi sono spinti a sperimentare le sensazioni che precedono la materializzazione delle emozioni. “Lo strato individuale sceglie gli strati olistici e quelli olistici scelgono lo strato individuale”.
-> Barbara Berti (Italia), “BAU#1” (28 settembre, h. 20.30, Centro Pecci – TIME TO MOVE 2): un segmento di una ampia ricerca con cui la coreografa Barbara Berti indaga gli effetti delle connessioni nascoste tra corpo e mente e come queste si manifestano all’osservatore durante l’atto performativo. L’attenzione è rivolta ai processi creati dal “pensiero in azione” e alle intenzioni che si possono produrre e mira ad essere una meditazione guidata sui processi interiori come esperienza cognitiva collettiva.
-> Claudia Caldarano (Italia), “Sul vedere” (28 settembre, h. 20.30, Centro Pecci – TIME TO MOVE 2): “Il Corpo è il sistema di riferimento a partire da cui la realtà si dà e si espone in una sintesi”. Sulla base di questo assunto Claudia Caldarano sviluppa una coreografia sugli inganni visivi e gli enigmi suggeriti dai tessuti del corpo, sulla percezione del corpo che trasforma i canoni dell’abitudine visiva, allude alla sovversione delle leggi fisiche, mette in crisi la continuità di lettura delle cose reali, risveglia il senso di meraviglia e ci pone quasi come in attesa di una rivelazione improvvisa.
-> Davide Valrosso (Italia), “Biografia di un corpo” (28 settembre, h. 22.30, Spazio K): un nudo integrale che contiene la propria ombra in un percorso che scandisce l’essenza e narra tramite se stesso tutte le biografie possibili. La visione quasi mitologica che ne deriva, passa attraverso un sapere del corpo composto da micromovimenti, che dilatano l’attenzione e si potenziano in un crescendo incessante. Il corpo spoglio è simbolo di pienezza, un universo abitato solamente da presenze suggerite: reimparare a camminare, a respirare e sussurrare diventa la possibilità di un confronto con lo sguardo dello spettatore. La luce funziona come forza dinamica vitale che incontra l’occhio e lo guida, cambiando densità e calore, animando l’inanimato, lasciando scorrere via tutto il superfluo e limitando il corpo umano a strumento di comunicazione essenziale.
-> Gruppo Nanou (Italia), “Mappe” (29 settembre, h. 18.00, Biblioteca Lazzerini Saletta Campolmi): un lavoro che nasce dall’esigenza di segnare con evidenza le ragioni della composizione coreografica, le motivazioni dinamiche che generano alleanze tra i danzatori, gli spazi e le traiettorie. La mappa è un’evidenza che permette la lettura di ciò che l’azione coreutica sta svolgendo. Compito della coreografia è evidenziare il limite per trovare le vie di fuga, per afferrarne l’incidente creativo.
-> Silvia Gribaudi (Italia), “Primavera contemporanea” (29 settembre, h. 20.30, Centro Pecci – TIME TO MOVE 2): estratto di una performance del 2014 di Silvia Gribaudi sul tema delle trasformazioni del corpo durante la vecchiaia. È un valzer di pieni e di vuoti che racconta come dentro di noi si assommino diverse epoche, il passato, il presente e la proiezione del futuro, di come si lascino tracce nel tempo e di come il tempo che passa ci segni, se ci arrendiamo al tempo o se lo affrontiamo di petto. Un lavoro sul significato della bellezza e sui modi per esprimerla, un lavoro di un corpo che, “nella sua normalità”, può diventare opera d’arte e sul modo in cui, invecchiando, si trasforma in danza.
-> Siro Guglielmi (Italia), “P!NK Elephant” (29 settembre, h. 20.30, Centro Pecci – TIME TO MOVE 2): una danza attorno all’oggetto amato, è la sua ricerca, il suo desiderio. Il lavoro del coreografo affonda nel desiderio e lo esalta, perché sapere ciò che si desidera traccia la direzione da seguire, è energia che spinge l’uomo ad un cammino, è motore di movimento e orienta e determina lo sguardo individuale. Sulla scena, la coreografia esplora i gesti e i movimenti che traducono intimità, passione, amore per se stessi, per la vita, per una persona.
-> Trickster (Svizzera), “Nettles” (29-30 settembre, h. 18.30/21.30, Teatro Magnolfi): si esplora in maniera dialettica i due estremi del nostro viaggio umano, infanzia e morte, e sviluppa un percorso in cui lo spettatore, guidato da auricolari, si muove in solitudine da uno spazio all’altro. Si tratta di un dispositivo scenico immersivo e emozionale in cui il teatro si fonde (e con-fonde) con le arti visive, lo studio sullo spazio scenico coniuga la ricerca scenografica con l’installazione e l’architettura, l’investigazione dello spazio sonoro diviene elemento drammaturgico. La voce che accompagna lo spettatore crea connessioni, stupori, misteri, dati di fatto, momenti di vita vissuta che esplorano la sottile linea di confine tra sogno e realtà, memoria e riflessione, inquietudini dell’infanzia e immanenza della morte.
-> Muta Imago (Italia), “Combattimento” (29 settembre, h. 22.30, Spazio K): performance ispirata al madrigale “Combattimento di Tancredi e Clorinda” composto da Claudio Monteverdi nel 1621. Indaga il principio dell’identificazione tra il combattimento amoroso e quello guerresco. Un lavoro sulla seduzione come conquista, sull’amore come abbandono di uno stato di normalità e di ingresso in una dimensione di mistero.
-> Strasse, “HM/Housmisic” (30 settembre, h. 17.00, Altri Spazi – via delle Segherie): un concerto, un’indagine musicale all’interno di spazi abitativi della città. In una prima fase Strasse chiede agli abitanti di un condominio, un gruppo di case che danno sulla stessa strada, di scegliere una canzone. Nella serata di apertura al pubblico le canzoni raccolte andranno a comporre il concerto in uno spazio di uso comune degli abitanti. House Music vuol dire far suonare una casa, vuol dire scendere nel cortile, montare un impianto e ascoltare insieme come suona il luogo in cui si vive.
-> Kinkalesi (Italia), “<Otto>” (30 settembre, h. 19.30, Centro Pecci): dopo 15 anni Kinkaleri riprende e riporta in scena lo spettacolo con cui vinse il premio UBU prima del suo debutto nel 2002. La necessità è quella di capire quanto ci sia ancora del vero in uno spettacolo che navigava nel vuoto, facendo del crollo l’emblema di una nuova era.
-> Ana Pi (Francia), “Le tour de monde des danses urbaines en dix villes” (30 settembre, h. 21.30, Biblioteca Lazzerini Saletta Campolmi): progetto didattico-performativo sulla danza di strada della coreografa francese Ana Pi. Senza pretendere di essere esaustiva, questa conferenza offre una panoramica su alcuni stili di danza urbana estremamente legati alla città, alla violenza, alle ingiustizie, ma anche alla sua energia, elettrica e veloce, così come alla musica che per prima ispira movimenti e incontri. Attraverso un percorso soggettivo di video e foto scattate in dieci grandi città del mondo, viene mostrata l’enorme varietà degli stili di danza nati e maturati per strada. Il tentativo è quello di ampliare la percezione della danza urbana in modo originale, contrastando l’equivalenza riduttiva tra danza urbana e hip hop.
Progetti e laboratori
Per il programma, in continuo aggiornamento, rimandiamo al sito: www.contemporaneafestival.it
Biglietti
Sin Itaca, Faits et gestes, To be Banned from Rome, Holistic Strata, My body of coming forth by day, Le tour du mond des danses urbaines en dix villes, Time to move 2, Otto: 10.00 euro (ridotto under25: 7.00 euro)
Ultras, 1o miniballetti, Biografia di un corpo, Combattimento, Mappe, Canapa, Nettless: 7.00 euro (ridotto under25: 5.00 euro)
HM: ingresso libero
Pass giornaliero: Abbonamento giornaliero che permette di assistere a tutti gli spettacoli del Festival in programma in ognuna delle giornate del Festival, in base della disponibilità dei posti rimasti liberi, al prezzo unico di 15.00 euro. In vendita anche on-line.
Riduzione abbonamenti stagione 18/19: chiunque stipulerà un abbonamento per la stagione 18/19 avrà diritto a uno sconto del 50% su tutti i biglietti del Festival.